Mostra su Modigliani al Vittoriano |
NapoliNews - Arte | |||
Scritto da Achille Della Ragione | |||
Martedì 14 Marzo 2006 18:56 | |||
Mostra su Modigliani al Vittoriano La mostra su Modigliani al Vittoriano di Roma, aperta al pubblico fino a 18 giugno, per la ricchezza e la qualità delle opere esposte, oltre 100, si pone all’attenzione del visitatore come uno tra gli avvenimenti artistici più importanti presenti in Italia. Tra i molti dipinti, campeggiano tre straordinari nudi di donna mistici e sensuali e un’ampia serie di ritratti femminili e maschili, che esprimono tutta la cifra stilistica del pittore di Livorno. Sono esattamente cento anni da quando Modì, natura inquieta, lettore di Nietzsche e di Dante, approdò finalmente ad un lido più fertile per il travaglio interiore della sua ricerca espressiva. Al ventenne ebreo, Parigi sembrò allora la terra promessa, crocevia di movimenti artistici nuovi e internazionali, che in pochissimi anni, ancor prima del conflitto mondiale del ’14, si svilupparono e si spensero pure, dalle avanguardie russe (Marc Chagall, Nathalie Gontcharova), al Futurismo italiano (Boccioni, Severini), al Cubismo (Picasso, Braque, Léger), ai Fauves (Matisse, Dérain), all’Astrattismo (Kandinsky). Confluirono testimonianze indigene di terre lontane: dal Sol Levante Foujita, dal Messico Diego Rivera. Molti artisti in quelle fucine laboriose che erano i mitici ateliers diventavano improvvisamente creativi, innovatori. E navigando nel mare dell’arte dal Bateau Lavoir a La Ruche, Modigliani e i suoi compagni di bohéme sperimentavano nuovi percorsi di conoscenza, ricorrendo a volte oltre all’alcool anche alla droga. I loro parametri di vita esulavano da quelli dei comuni mortali, vivevano al di fuori di ogni convenzione sociale. I luoghi frequentati erano le due celebri colline un po’ reali e un po’ immaginarie: prima Montmartre e poi Montparnasse.Un disegno perverso, tuttavia, rese effimera e breve, anche se intensa, l’esistenza del pittore maledetto (maudit=Modì). A soli 36 anni la tubercolosi, che fin da piccolo minacciò la sua salute già precaria, lo liberò dalla sofferenza terrena. E il destino crudele non smise di accanirsi contro di lui: il giorno dopo la dolce e tenera Jeanne Hébuterne, sua compagna di vita, benché gravida di otto mesi, si buttò dal quinto piano di casa sua. Amedeo Modigliani, certamente influenzato dall’arte del momento, resta però ancorato alla tradizione toscana, da quella iniziale del macchiaiolo Micheli, allievo del livornese Giovanni Fattori - c’è un paesaggio in mostra, quadro atipico suo, ma interessante per i suoi modi pittorici originari - fino all’imprinting della pittura senese del Trecento o al Quattrocento fiorentino di Botticelli. Un altro antico pittore che lo aveva colpito per l’inquietudine così manifesta nella sua arte tardo gotica era il Pisanello, come si può notare nel ritratto, esposto al Vittoriano, di Jeanne Hébuterne, (fig. 1), in cui il profilo della pettinatura è un prelievo dalla raffinata cultura cortese dell’epoca. Un lirismo poetico pervade lo sguardo attento dell’osservatore, nell’ammirare l’eleganza aristocratica di Lunia Czeschowska, amica e amante. Il volto anche se addolcito è di stampo primitivo, il collo sembra una colonna che sostiene la testa; essenziale la resa: essa trasmette il valore eterno di un’icona che si staglia sul fondo vibrante nei colori e prorompente nella sua vitalità. (fig. 2). L’evidenza accentuata delle curve di matrice orientale - Modigliani aveva visto al museo Guimet di Parigi la rappresentazione scultorea del corpo delle danzatrici indiane secondo il classico avvolgimento ad S - si sposta nella ricerca dell’artista dai volti ai nudi, dove trova ampia morbidezza di espressione e accesa sensualità, come si evince dalla spettacolare tela in mostra, proveniente da Zurigo ( fig. 3). All’Accademia delle Belle arti di Firenze s’infervora per il disegno, esso costituirà sempre la fonte principale della sua arte. Ma è a Venezia presso la Libera Scuola del nudo che intuisce le potenzialità latenti della linea, unica e precisa nel racchiudere la forma voluta, espressione di volume e di grazia femminile (fig. 4). La scultura era la sua passione iniziale. Modigliani nasce scultore. Si entusiasma ai lavori di Constantin Brancusi e concepisce capolavori in marmo e in pietra, che scolpisce con accanimento, quasi con rabbia nel tentativo di piegare a suo grado la durezza della materia. Purtroppo la polvere di marmo non si conciliava con la sua insufficienza polmonare e fu costretto ad abbandonare lo scalpello. Imprigionata in queste sue opere c’è l’origine del mondo, esse attingono infatti alle maschere negre africane, così incomprensibili e misteriose (fig. 5). La donna osannata come soggetto preferito, lo affascinava e, poiché era bellissimo, non si sottrasse mai alla seduzione femminile. Percezione questa suggerita dal racconto celato in molte forme da lui create intrise, tra l’altro, di malinconia crepuscolare di forte sapore nietzschieano, che acquistano all’evidenza un calore erotico per il tratto deciso che racchiude colori magicamente luminosi, esperienza mutuata dai Fauves. Le cariatidi probabilmente racchiudono il pensiero principale del Nostro sull’eterno femminino: le donne che reggono il peso della voluttà. Il difficile rapporto che esiste tra il pittore e la sua modella, un tema trattato da Picasso magistralmente durante tutto l’arco della sua vita, ricalcato poi da tanti altri, è già presente in Modigliani. Da Beatrice Hastings, giornalista inglese e sua amante, a Jeanne Hébuterne, la modella è il pretesto per l’artista, colei che lo avvicina di più all’inespresso che preme da dentro, diventando così indispensabile strumento conoscitivo, il cui fine è la rappresentazione dell’idea del volto femminile, un volto ormai privo di ogni riscontro con la realtà e diversamente non potrebbe essere, data l’epoca fotografica. Così la pittura si fa concetto e pura astrazione. La modella è la musa che fa scattare quel raptus mistico artistico di visione improvvisa e luminosa dell’Assoluto ed ecco che una nuova sagoma viene plasmata nel folle desiderio di fusione col modello. In tal modo nascono quei meravigliosi ritratti di Amedeo Modigliani. Si direbbero talvolta sculture, forme pure che non esprimono nessun sentimento, altre volte sono ricche di una grazia decorativa, leggibile nei lunghi colli femminili da cigno superbo. Ma sempre ci stupiscono e ci turbano nell’intimo, perchè sollecitano e fanno vibrare la nostra emozione verso archetipi lontani, forme di arte seppellite da sempre nel nostro inconscio. Elvira Brunetti La visita alla mostra guidata dall’autrice costituirà, sabato 22 aprile, la 35° tappa del percorso degli Amici delle chiese napoletane.
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Ultimo aggiornamento Venerdì 20 Marzo 2009 18:24 |