Napoli: I riti della fertilità
Tutti i popoli antichi hanno tenuto in grande considerazione la fertilità della terra senza trascurare quella femminile, per cui agli uomini piacevano le donne grasse, come la Venere di Willendorf (cfr. sul web: a.della ragione pag.9-fig.1) oppure le opulente modelle di Giorgione e Tiziano (cfr.ibidem, pag.28/29, fig.39/41), perché ritenevano che avrebbero certamente allattato il nascituro. Inoltre tenevano in grande considerazione le puerpere, come ci dimostrano le maestose “MatresMatutae” (cifr.ibidem, pag.11, fig.6) conservate al Museo di Capua.
Veneravano la dea Demetra, mentre nel Medio Evo andò di moda il culto delle “Madonne delLatte” (cifr.ibidem, pag.11,fig.4) o la “Madonna del Parto”, il celebre capolavoro di Piero della Francesca, conservato nel Museo di Monterchi (Arezzo), cui possono accedere gratuitamente le donne incinte. In area napoletana i riti pagani subiscono nel tempo una metamorfosi per l’influsso della religione cristiana. Noi descriveremo tre riti: il primo prettamente pagano, il secondo con un’evidente contaminazione, il terzo squisitamente cattolico. Nella grotta di Piedigrotta si svolgeva il rito a “Venere Genitrice”, praticato dalle spose sterili, che invocavano la grazia della fecondità e durante tutto il mese di settembre, alcuni volenterosi e ben dotati sacerdoti, grazie all’effetto di potenti afrodisiaci, si attivavano in maniera biblica per ingravidare quante più donne possibile. Petronio,Seneca e Strabone ci raccontano che, mentre all’interno ci si attivava per la riproduzione della specie, all’esterno, tra anfratti e cespugli, la plebe si abbandonava al ritmico suono di strumenti musicali, ad amplessi multipli, in un’atmosfera delirante di eccitazione. La più divertente commistione tra riti pagani e ritualità cattoliche resta senza dubbio quella del “vaso ‘o pesce ‘e San Raféle” (bacio al pesce di San Raffaele) che, per secoli, le ragazze da marito, e qualcuna ancora oggi, officia nella chiesa dedicata all’Arcangelo nel quartiere Materdei. San Raffaele, protettore dei pescatori, è rappresentato come un bellissimo ”Genio Alato”che regge nella mano il pesce, a rappresentare il “phallosneapolitano”, antico simbolo della virilità napoletana. Ogni giovane e casta promessa sposa napoletana ha baciato con speranza e passione quell’ancestrale archetipo della fecondità, che assicura la sopravvivenza della specie come il pescato assicura la sopravvivenza quotidiana. L’ultimo rito di fecondità che si svolge in Occidente, a Napoli, è perfettamente cattolico e si svolge nel cuore dei Quartieri Spagnoli, a due passi da Via Toledo, nella casa dove abitò Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, l’unica donna meridionale salita alla gloria degli altari. Il sei di ogni mese, al numero 13 di Vico Tre Re, sin dalle prime ore del mattino, si mettono in fila decine di donne desiderose di prole, per accedere al “Sancta Sanctorum” della procreazione e potersi sedere sulla sedia dei miracoli, quella dove la Santa trascorse la sua vita a pregare e ricamare. Prima vengono ricevute da Suor Giuliana, che ascolta pazientemente storie di odissee da un medico all’altroconmiriadi di tentativi falliti. Quindi la religiosa sfiora il ventre della donna con un reliquiario contenente una vertebra ed una ciocca di capelli della Santa, al che molte percepiscono una vampata di calore, uno strano formicolio, una sorta di energia positiva, in grado di infondere speranza. Si tratterà di suggestione, di un raffinato effetto placebo, certo è che molte ritornano l’anno successivo a ringraziare col figlioletto in braccio. E tutto ciò avviene da alcuni secoli, dal 6 ottobre 1791, giorno della morte della santa francescana, la quale, in vita,oltre al dono della profezia, aveva anche quello di compiere prodigi, come quello di indurre una statua di GesùBambino ad animarsi, per farsi vestire con gli abitini che lei stessa aveva cucito per Lui (statua che anni fa fu oggetto di un furto sacrilego che scatenò l’indignazione popolare). Da devozione locale, in un mondo globalizzato, grazie al web, la fama della Santa dei Quartieri ha raggiunto tutto il mondo, facendo accorrere donne da Milano e Palermo, ma anche da Madrid, da Parigi, dagli Stati Uniti e dall’America latina. Addirittura alcuni armatori offrono ai crocieristi in viaggio di nozze uno speciale pacchetto, che include la visita alla casa-sacrario, colma fino all’inverosimile di fiocchi rosa ed azzurri,oltre a bomboniere, esposti come ex-voto. Tra gli ospiti d’onore ricordiamo Sua Altezza Reale Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia, nata proprio a Napoli. Ed inoltre crescono come funghi i siti che celebrano il culto su internet, dai quali è possibile scaricare la preghiera per chiedere la grazia alla Santa, scritta in uno sgangherato italiano ottocentesco. Naturalmente, non mancano le implorazioni in community e le segnalazioni dei miracoli on-line. Achille della Ragione
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