Napoli: E mo' basta !! La sindrome di Caravaggio |
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Scritto da Achille Della Ragione | |||
Lunedì 07 Giugno 2010 20:43 | |||
Napoli: E mo' basta !! La sindrome di Caravaggio Articolo di Achille della Ragione, Pietro Di Loreto. Non era difficile prevedere che in questo 2010, a quattrocento anni della morte -in circostanze ancor non del tutto chiarite- di Michelangelo Merisi da Caravaggio (fig 1), un incombere di manifestazioni, rievocazioni, convegni, pubblicazioni avrebbero letteralmente messo alla prova l'attenzione del pubblico, particolarmente attratto tanto dalle vicende di vita quanto dalle geniali creazioni del grande artista. Non era difficile prevederlo, considerato l'enorme successo che garantisce, a chi organizza mostre o stampa libri, la sola citazione del nome del Caravaggio; Freud avrebbe probabilmente spiegato casi come questo con il fenomeno della 'identificazione' (che per la psicanalisi è appunto “la prima manifestazione di un legame affettivo con un altra persona” ; cfr S.Freud, Psicologia delle masse ed analisi dell'io),che spiega bene come masse intere di persone possano arrivare ad identificarsi con qualcuno, in forza di un legame affettivo primo, cioè originario, primigenio. Ed era perfino ovvio che facendo forza su questo 'legame' il mercato avrebbe giocato la sua partita con il profluvio di iniziative di cui parlavamo, cui è davvero un'impresa dare un senso che non sia quello meramente 'pratico' di sfruttamento dell'evento con la trasformazione di un appuntamento in qualche modo storico in 'battage', lancio pubblicitario, vetrina massmediologa. Accadrà, insomma, com'è già avvenuto, che di nuovo Caravaggio -stavolta non per cambiamento dei gusti artistici, ma per eccesso di sovraesposizione, ovvero per una sorta di saturazione- verrà messo in soffitta? Ci auguriamo di no, ma il rischio bisogna metterlo in conto. Da questo punto di vista, le parole della nuova Sovrintende del Polo museale romano, Rossella Vodret, che ha preannunciato, dopo la mostra delle Scuderie, una nuova iniziativa espositiva stavolta dedicata ai “pittori caravaggeschi minori “ (sic!) come Cecco del Caravaggio, Bartolomeo Manfredi, Jean Valentin ecc, suonano piuttosto come una minaccia che come una promessa. La domanda, come si dice in questi casi, sorge spontanea : cui prodest ? Non si discutono, ovviamente, i capolavori esposti al pubblico, che anzi in qualche caso (fig.2) sono di difficile fruizione ; molti però si chiedono quali siano i contributi di novità e di analisi della poetica del geniale pittore lombardo; ci si chiede insomma quanto possano giovare simili 'eventi', se è vero che restano irrisolte molte questioni legate tanto alla vicenda umana, quanto a quella artistica del Merisi. La scelta 'istituzionale' dei curatori della mostra romana (Rossella Vodret e Francesco Buranelli; ma va notata la presa di distanze dell'ex sovrintendente, nonché ideatore della mostra, Claudio Strinati) ha comportato la rinuncia a dipinti 'discussi', quali, tra i più noti, il Ragazzo che sbuccia un melangolo (fig 5) la Maddalena in estasi (fig 6) la Vocazione dei santi Pietro e Andrea (fig 7); ci si chiede tuttavia quando si potrà arrivare a sciogliere, in un senso o nell'altro, la questione della autografia di questi dipinti, anch'essi capolavori, se non si è approfittato del confronto diretto con opere 'sicure' (ma abbiamo visto, poi mica tanto!) in questa circostanza. Si è notato, d'altro canto, in una iniziativa a carattere dichiaratamente 'istituzionale' l'assenza di studiosi tra i più noti e preparati tra i 'caravaggisti', quali, ad es., Ferdinando Bologna e Maurizio Marini, al quale ultimo peraltro si deve il repertorio più esauriente su Caravaggio e che non compare neppure tra i ringraziamenti. Il risultato è non già di aver chiarito aspetti ancora nell'ombra o dibattuti, bensì esattamente l'opposto. Pensiamo, ad es, alla ri-attribuzione a Caravaggio di un ritratto di cardinale (fig 9) ora creduto Benedetto Giustiniani, presentato invece a suo tempo (nella mostra La Regola e la Fama. San Filippo Neri e l'arte, Roma 1995) come Cesare Baronio da John Thomas Spike, che lo attribuiva a Caravaggio, con successo scarsissimo e consenso nessuno; oppure al Ritratto di Maffeo Barberini (fig.10) proprietà Corsini, già espunto da Longhi, ma accettato da altri valenti studiosi, tra cui, oggi, lo stesso Papi, Mina Gregori e Keith Christiansen, autore di una lunga scheda in catalogo, dove però, al di là di una conclamata sicumera, manca la sola cosa che avrebbe smentito la non autografia caravaggesca, cioè la contestazione di un documento pubblicato nel lontano 1967 da C. D'Onofrio che attestava pagamenti del dipinto Corsini al pittore Niccodemo Ferrucci (un allievo del Passignano, 'modesto' secondo Papi, 'buono' secondo Marini); e tuttavia, se in questo caso si è platealmente sorvolato sul dato documentario per privilegiare, a conferma di un'ipotesi attributiva, la tecnica e la forza compositiva dell'opera, anch'essa risorta dopo un accurato restauro, non altrettanto si è fatto con il discusso Cavadenti (fig 11) del tutto 'fuori linea' rispetto alla produzione caravaggesca post-romana, ma confermato, con un' insistenza quasi accorata dalla Gregori nella scheda, su base documentaria. Compaiono poi numerose opere tratte dai depositi degli Uffizi e lodevolmente messe a confronto per una lettura esauriente; faranno certamente discutere due dipinti assegnati a Ribera, come San Pietro e San Paolo (fig 12) e San Paolo eremita, (fig 13) (in questo caso nella scheda prudentemente si è aggiunto 'e bottega') come farà discutere il 'passaggio' di certe attribuzioni da un artista ad una altro esclusivamente su basi stilistiche, come nel caso, per citarne solo uno, del famoso Suonatore di liuto (fig 14), ora assegnato interrogativamente a Simon Vouet, dopo una serie di attribuzioni ad artisti fiorentini. Ma questo è nell'ordine delle cose, ed anzi è senz'altro positivo riproporre opere di una certa importanza, o di portarne alla luce altre di sicuro interesse, come nel caso del Ritratto di giovane con colletto a lattuga (fig 15) dato anche come probabile Autoritratto di Cecco del Caravaggio; almeno di questo occorre dare atto Ma la sensazione di 'saturazione' e di stanchezza che ormai si percepisce intorno a simili 'eventi', rischia di generalizzarsi e suggerirebbe da adesso in poi molta prudenza: è quello che ci sentiamo di dover suggerire. La sindrome di Caravaggio La sindrome di Caravaggio si manifesta in maniera diversa a seconda colpisca un comune mortale o un celebre studioso, eventualmente specialista riconosciuto dell’opera del sommo pittore lombardo.
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Ultimo aggiornamento Domenica 07 Ottobre 2012 11:52 |