Un’iconografia di grande successo nel Seicento, Il tema licenzioso di Lot e le figlie nei dipinti del Beltrano |
NapoliNews - Arte | |||
Scritto da Achille Della Ragione | |||
Domenica 13 Dicembre 2009 18:44 | |||
Un’iconografia di grande successo nel Seicento, Il tema licenzioso di Lot e le figlie nei dipinti del Beltrano Il tema di Lot e le figlie permette di rappresentare una scena nella quale giovani fanciulle discinte concupiscono l’anziano genitore, facendolo ubriacare, ma soprattutto mostrandogli le grazie dei loro corpi acerbi. L’iconografia ebbe straordinario successo a Napoli, dove numerosa era una clientela borghese, che amava adornare i salotti delle proprie case con soggetti biblici o devozionale, ma nei quali fossero presenti sante od eroine dalle forme ben acconce e generosamente esposte. Negli inventari napoletani si contano centinaia di quadri con questo soggetto e molti ci sono pervenuti. Il Beltrano si è soffermato più volte sul tema, anche se alcuni dipinti in passato a lui attribuiti, vanno espunti e collocati nel catalogo di altri artisti. Esaminiamo poi un’altra tela(tav. 49) di collezione privata, con Lot ubriacato dalle proprie figlie. Egli viene raffigurato al centro della composizione, adagiato a terra e colto nell'atto di abbracciare la fanciulla vista di schiena che lo seduce mentre l'altra mesce il vino. Ad animare la scena, un piccolo e vivace cagnolino accanto al piede di una delle figlie. Una scenografia spoglia fatta di un pesante drappo panneggiato sul fondo e di un tappeto rabescato sul quale sono adagiati i personaggi e ove si dispone, sul primo piano a sinistra, una bella natura morta di utensili disposti entro un canestro ed un piatto con del formaggio. L'attenzione al dato realistico, che qui si esprime al meglio, si palesa soprattutto nelle anatomie del vecchio, caratterizzato dall'addome contratto e delle due fanciulle, di cui si apprezzano i corpi robusti e quasi mascolini (si veda quella di spalle), pienamente messi in risalto ed investiti da una luce di ascendenza caravaggesca, in contrasto cromatico col fondo scuro. Anche in un’altra composizione(fig. 64), transitata sul mercato ed attribuita al Beltrano da Federico Zeri, vi è in primo piano sulla destra un bel brano di natura morta, nel quale spiccano alcune mele realizzate con grande abilità. L’anziano genitore poggia la testa sul seno prosperoso di una delle figlie, mentre l’altra gli porge una ciotola con il vino che dovrà condurlo all’abbandono dei sensi ed alla perdita di controllo della volontà. Si tratta di una tela di languida voluttà, che venne presentata nel 1971 al primo posto in una memorabile esposizione di pittura napoletana tenutasi presso la Galleria Heim di Londra, dove veniva presentata come Massimo Stanzione. In seguito Causa ha ipotizzato un nome ancora più improponibile: quello di Bartolomeo Bassante. Quindi Federico Zeri ha pensato al Beltrano, seguito, anche se dubitativamente da due specialisti dell’artista quali la Novelli Radice ed il Volpe. “La presenza delle iniziali del pittore fiammingo consentiva, quindi, non solo di restituire a quest’ultimo la composizione madrilena già impropriamente riferita al Vaccaro, ma di assegnargli finalmente con certezza anche la più smagliante redazione d’identico soggetto comparsa presso Heim. Con una datazione che, sebbene non indicata nemmeno nella versione di Madrid, non può che essere, per entrambe le redazioni, successiva al 1635, anno della Carità romana(fig. 66). Rispetto alla quale, pur con alcune affinità nella resa fisionomica dei personaggi raffigurati, le due tele con Lot e le figlie, forse tra loro distanti solo di poco, si qualificano per un’ormai più dilatata ed esaltante bellezza pittorica, procurata dall’accresciuta preziosità delle luci e delle materie cromatiche, dai toni caldi e corruschi anche nelle ombre più dense. Pur all’interno di una struttura compositiva e formale di ancor salda inclinazione naturalista, evidenziata in particolare dalla resa sempre asciutta e vigorosa dei volumi e delle epidermidi e dalla traduzione del dato sentimentale sempre contenuta e immediatamente comunicativa”(Spinosa). Per finire tratteremo della versione(tav. 51)conservata nella collezione Molinari Pradelli, forse la più famosa, certamente la più bella tela dipinta dal Beltrano. Essa venne visionata dal Volpe e dopo poco pubblicata, quando ancora era assegnata al Cavallino in un momento di tangenza col Vaccaro, ma la scoperta durante una pulitura della firma, mise fine ad ogni diatriba attributiva. Purtroppo la data era illeggibile nelle ultime due cifre, per cui gli ultimi dubbi sono rimasti sull’esatta collocazione cronologica dell’opera, che appartiene certamente alla fase matura e più feconda del pittore, quando sull’esempio di Stanzione, impreziosisce la sua esperienza naturalista con una tavolozza raffinata dai colori splendenti. La tela fissa il momento in cui Lot viene sedotto dalle sue giovani figlie. Il vegliardo ha un aspetto tranquillo e di fiduciosa attesa, mentre le figlie, dal volto dolcissimo e di una complicità intrigante, bramano a soddisfare ogni più recondito desiderio e pulsione dell’anziano genitore. I panneggi delle vesti sono eseguiti con tecnica raffinata e ricercatezza nella resa cromatica. Sulla destra uno scorcio di paesaggio dalla forte carica espressiva, che evoca città lontane e misteriose. Favola biblica dalla forte carica lirica, questo dipinto illustra egregiamente un Beltrano in atto di addolcire la sua cifra stilistica, non insensibile alla languida lezione del Cavallino entro cadenze pacatamente sensuali ed ancora capace di quello splendido strappo di paese sulla destra, la cui intensità espressiva cercheremo vanamente in altri suoi esiti precedenti o successivi.
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Ultimo aggiornamento Domenica 13 Dicembre 2009 18:54 |