L’infaticabile cantore della bellezza femminile |
NapoliNews - Arte | |||
Scritto da Achille Della Ragione | |||
Domenica 05 Agosto 2007 22:18 | |||
L’infaticabile cantore della bellezza femminile Pierre Auguste Renoir è tra i più grandi artisti di tutti i tempi. Dopo un periodo trascorso come artigiano decoratore entra nell’atelier di un pittore accademico e poi. incontrati Monet e Bazille, comincia a dipingere en plein air nella foresta di Fontainebleau ed a schiarire la sua tavolozza. Intorno al 1880 Renoir si innamora di una sua modella, Aline Charigot, che diventerà sua moglie e con la quale intraprenderà un lungo viaggio in Italia, che lo porterà a discostarsi dal linguaggio impressionista. La visita dei musei italiani sarà foriera di un ritorno alla precisione grafica ed alla tradizione dei grandi maestri veneti. Sua moglie è una giovane di straordinaria bellezza, dai lunghi capelli biondi e dal seno sodo e prominente, una virtù… che faceva letteralmente impazzire l’artista. “Se non esistesse il seno non avrei scelto di fare il pittore, quando ne ho dipinto uno, se ho voglia di toccarlo e di pizzicarlo, vuol dire che ho concluso bene il mio lavoro”. Era la frase che Renoir amava ripetere fino alla noia. Nella Bagnante bionda, eseguito nel 1881 e conservato a Torino nel museo della collezione Agnelli al Lingotto, la prosperosa signora con sullo sfondo il mare di Napoli è proprio Aline, la novella signora Renoir, ripresa in una vigorosa posa plastica, con i seni in bella evidenza, che gareggiano alla pari con la mole del Vesuvio che si intravede in lontananza. Renoir nel dipinto è attento alla lezione dei classici, Tiziano e Rubens sono i suoi numi tutelari, ma egli rielabora i loro insegnamenti alla luce delle nuove sperimentazioni dell’Impressionismo. Egli amava il corpo femminile in tutte le sue minime sfaccettature e questa inclinazione si accentua a partire dai quarant’anni divenendo una vera e propria ossessione nella tarda maturità. La tela napoletana è basata su toni e colori caldi, con una predominanza di rossi e di gialli e contorni che si stemperano nella luce. Nel periodo che va dal 1881 all’87 Renoir si dedica al tema delle Bagnanti, di cui farà oltre 40 versioni, che avvicinano il suo stile ai modelli classici della pittura italiana. Lentamente i suoi grandi nudi femminili somigliano a ritratti di dee pagane dalle forme straripanti ed opulente. Egli sa leggere nell’animo delle donne che trasferisce sulla tela con i loro languori, i loro dolci capricci, la loro inquietante sensualità. Talune volte impiega una giovane modella dagli occhi ed i capelli nerissimi e dal seno favoloso, Suzanne Valadon, ma, scoperto dalla moglie Aline in un contatto per niente professionale, non poté continuare ad usufruire dei suoi preziosi servigi… Nel grande dipinto Bagnanti, realizzato nel 1887 e conservato a Filadelfia in collezione Tyson, di cui esistono alcune repliche di dettagli di altissima qualità, l’artista testimonia i suoi interessi culturali nel periodo successivo al grande decennio impressionista: un nuovo e rinnovato studio della forma e del disegno, coniugato ad un’ebbrezza vitale e ad un solare gusto dell’esistenza. Impiega quasi tre anni per finire la tela e per trasferire su di essa la sensazione del piacere e dell’ottimismo. La sensualità dei suoi nudi è attenuata dall’espressione pensosa, quasi assente delle fanciulle. Nelle sue bagnanti non vi è passione, né traccia di erotismo, ma solo la pura e semplice gioia di vivere a stretto contatto con la natura, tra i palpiti di una luce tenera e delicata. Le sue figure, in perfetta sintonia con l’ambiente, vibrano di una stessa panica emozione, immesse nel grande flusso della vita naturale. I seni delle sue signore, che si crogiolano indolenti in pose leziose ai raggi del sole dopo il bagno ristoratore, sono un’antologia di forme e dimensioni, dalla scattante pera della fanciulla a sinistra, all’abbondante mela della sua dirimpettaia, ma sono seni docili, resi tranquilli dalle numerose abluzioni, che tendono a sopprimere o mitigare le loro follie. Diventano audaci solo quando affrontano l’acqua, verso la quale tendono desiderose le braccia. Il freddo li spaventa, li fa divenire piccoli, retratti ed il capezzolo si ritira timoroso, formando un avvallamento là dove svettava una sporgenza. Usciti dall’acqua, riacquistano coraggio e dimensioni e si incamminano orgogliosi verso la riva, giulivi e paonazzi per la vigorosa vasocostrizione e solo asciutti riprendono una realtà più intemperante, desideri più chiari ed a volte impetuose ribellioni. La carezza del sole poi lentamente li acquieta e trascorrono beatamente ore ed ore in paziente abbronzatura, anche se, per incanto, uno spiraglio nella valle che li divide potesse parlare, rivelerebbe un impeto segreto che non riescono in alcun modo a tacitare. Negli ultimi anni della sua vita una grave forma di artrite immobilizzerà Renoir quasi del tutto, ma egli continuerà ad amare la vita e dipingerà fino alla fine, addirittura facendosi legare i pennelli alle dita oramai paralizzate o limitandosi a guidare le mani di un suo assistente nella lavorazione delle sculture. La vista di un seno nuovo, giovane e sodo sembrava resuscitarlo. La moglie con pazienza e rassegnazione raccontava che egli sceglieva le domestiche in base alla loro pelle, che doveva assorbire bene la luce e negli ultimi anni, vecchio ed esausto, bastava la vista di un corpo nudo per dargli energia e fargli prendere di nuovo con rinnovata lena il pennello.
|
|||
Ultimo aggiornamento Giovedì 12 Marzo 2009 17:28 |