Storia del cane tra arte, letteratura e fedeltà (5° ed ultima puntata)
Il cane dei nostri giorni - Con la nostra carrellata siamo oramai giunti ai nostri giorni con immagini di artisti, con i numerosi racconti che affollano gli scaffali delle librerie, spesso di anonimi padroni che si improvvisano scrittori per esaltare ed immortalare le gesta dei loro amati compagni scomparsi, con foto che dimostrano come i cani, anche delle razze ritenute più aggressive possano fraternizzare con i bambini ed infine, mi sia permesso, con un ricordo dei miei rottweiler: Lady, Athos e Porthos.
Un sottile erotismo che abbiamo visto nei secoli scorsi con Fragonard e Courbet insinuarsi prepotentemente nel rapporto affettivo tra cane e padrona, continua ad essere un tema prediletto degli artisti moderni come Picabia, che, irriverente e rivoluzionario, trasferisce spesso nelle sue opere le icone del suo tempo, operando una salutare contaminazione tra pittura, cinema e fotografia. Egli possedeva una cagnetta Ninie, ma in questo quadro ritrae un poderoso bulldog, che si bea delle carezze di una stupenda e sensuale fanciulla nuda, mentre un’altra, dallo sguardo perso nel vuoto, sembra attendere il suo turno di coccole reciproche(fig. 1). Lucien Freud, nipote del grande Sigmund, ritrae la sua prima moglie in profonda simbiosi con il suo bull terrier(fig. 2), che sonnecchia placidamente. Egli appartiene ad una razza molto affettuosa e stabilisce un’intesa molto stretta con la padrona, la quale, sicura della sua mansuetudine, sembra offrirgli un seno smunto ed esangue, di un biancore evanescente. La donna come a volte coloro che cercano nel cane, amico fedele per antonomasia, conforto alla solitudine, è affetta da un’angoscia ed un dolore spirituale, ben distinto da quello fisico aduso a tormentare il corpo, un mal di vivere che assilla la sua anima e che troverà tra i moderni altri cantori in Francis Bacon ed Alberto Giacometti. Abbiamo visto come le terapie veterinarie risalgano al medioevo, ma oggi, con l’aumentato benessere economico, sempre più spesso i nostri amici vengono seguiti e curati. E lo dimostra questa deliziosa scenetta dipinta da Rockwell, nella quale un bambino tiene in grembo il suo cagnolino, affetto da un incipiente mal di denti, mentre barboncini, alani e levrieri lo puntano incuriositi(fig. 3). A volte delle vezzose cagnoline assurgono a modelle e si tramutano in personaggi famosi della cronaca e della storia tra grottesco e surreale, come questo weimaraner(fig. 4), divenuto una celebrità televisiva grazie agli scatti del suo press agent, Wegman, fotografo americano. A guardia del Guggenheim museum di Bilbao è posto un variopinto cucciolo di terrier(fig. 5), Puppy, creato da Jeff Koons, un quotato specialista del kitsch, che alcuni ricorderanno come il marito di Ilona Staller, pornostar ed onorevole radicale, più nota come Cicciolina. La gigantesca struttura è composta da un’anima di acciaio sulla quale sono poste una miriadi di piante colorate, tra le quali spiccano begonie e petunie. E mentre le statistiche ci informano che gli Italiani hanno speso l’anno scorso per cani e gatti 1500 milioni di euro per nutrirli e 56 milioni per gli indispensabili accessori: spazzole, giochi, collari, la scienza, dopo aver identificato la mappa cromosomica canina, ha stabilito, grazie ad approfondite indagini genetiche, che l’origine del nostro amico è in Medio oriente e non in Cina od in Europa, come si credeva in precedenza e l’antenato il lupo grigio selvatico(fig. 6), dal quale il passo verso questo splendido discendente è breve(fig. 6bis) Laika(fig. 7) è un nome universalmente noto ed è legato ad una delle più entusiasmanti avventure dell’uomo: l’esplorazione dello spazio, compiuta dall’eroica cagnetta a bordo di uno dei primi Sputnik. E rimanendo a Mosca, davanti ad una stazione della metropolitana osserviamo questo rudimentale monumento funerario(fig. 8) innalzato a Malchik, un innocuo bastardo che viveva vicino ai binari, amato dai frettolosi frequentatori dell’underground ed ucciso da una elegante quanto crudele modella, infastidita dal suo abbaiare. Una feroce coltellata che ha indignato migliaia di persone, che hanno voluto innalzare la piccola statua, la cui foto ha fatto il giro del mondo sulle pagine dei principali quotidiani dal Financial Times al Corriere della Sera. Cani e bambini- I cani amano i bambini e se non si ingelosiscono sono i loro amici più sinceri, instancabili compagni di gioco. Abbiamo raccolto decine di foto, ad inconfutabile dimostrazione di questo asserto, vi mostriamo le più birichine(fig. 9 – 10 – 11 – 12 – 13 – 14 – 15). E voglio concludere questo viaggio riproponendo un mio scritto, intriso di malinconia, ma anche di amore smisurato, composto all’indomani della morte dell’ultimo dei miei cani, prima che Attila riempisse il vuoto nel mio cuore. “Non avrei mai potuto immaginare che l’arrivo in casa mia di una cucciola di rottweiler, regalo di una ragazza a mio figlio, potesse cambiare negli anni così profondamente non solo la mia vita, ma soprattutto il modo di relazionarmi col mondo ed il mio metro di giudizio del prossimo. Era il 1994 ed avevo sempre avuto un sacro terrore dei cani da quando, giovanissimo, avevo trascorso un’intera notte sul tetto di un’auto per sfuggire alla furia di un randagio di grosse dimensioni e anche altri incontri ravvicinati non erano stati particolarmente felici, per cui non accolsi con entusiasmo l’ingresso in famiglia di un esemplare, per quanto di pochi mesi, di una razza notoriamente feroce. Lady (fig. 16)fu relegata nel sottoscala ed abbaiava disperata durante le poche visite che gli dedicavamo; decidemmo di trasferirla in giardino, ma i rigori dell’inverno contribuirono a farla ammalare e fu necessario il ricovero: cimurro fu la diagnosi e la prognosi purtroppo riservata. Partimmo per Roccaraso, ma ogni sera telefonavo alla clinica veterinaria per avere notizie, che peggioravano giorno dopo giorno, fino a quando mi dissero:”Non vi è più speranza, interrompiamo la terapia? ” “Assolutamente no, se esiste un dio dei cani la aiuterà”. Ed il miracolo… avvenne, durante la notte Lady ebbe un miglioramento decisivo ed il giorno successivo potemmo andare a riprenderla completamente guarita. La nostra famiglia da quel giorno divenne più numerosa(fig. 17) e con Lady stabilimmo un’intesa perfetta: mangiava a tavola con noi, un boccone a me ed uno a lei e dormiva la notte al mio fianco su di un variopinto tappetino persiano. Capiva ogni mio pensiero e quando ero di cattivo umore si accoccolava vicino e rimaneva immobile. Divenuta signorina la feci accoppiare con un cane campione: Shark e nacquero nove cucciolotti, per il poco latte uno soltanto sopravvisse, Athos(fig. 18), che divenne il suo compagno inseparabile. Durante i periodi di calore, per impedire nuove gravidanze, Lady passava la giornata con me nello studio e solo la sera, attraverso un’entrata di servizio, tornava a casa, rimanendo sempre a distanza di sicurezza dall’ardore sessuale di Athos. Nonostante i miei severi controlli censori ad un certo momento il suo addome cominciò a crescere e condussi la cagna dal veterinario, il quale perentorio dichiarò:” Si tratta di una gravidanza immaginaria nella pancia vi sono semplicemente dei gas”. Sapendo che i medici in genere poco capiscono sottoposi Lady ad un’ecografia nel mio studio e non mi meravigliai più di tanto nel vedere una serie di piccole colonne vertebrali intrecciate tra di loro. Facemmo appena in tempo a rincasare che cominciò il travaglio e questa volta i nuovi abitanti della terra furono sei, quattro dei quali arrivarono a tre mesi. Erano magnifici, scorazzavano nel giardino della villa di Ischia con i genitori, ma nonostante tutte le vaccinazioni, un brutto giorno contrassero la parvo virosi, una malattia che raramente perdona e cominciò un calvario durato quasi venti giorni. Era necessario sottoporre i cuccioli ad ipodermoclisi tre volte al dì, per cui ogni giorno la spola da casa al veterinario avveniva dodici volte. Il compito sulle mie spalle e su quelle del fido cameriere autista Summit. Dopo una settimana morì il primo cucciolo, seguito dopo tre giorni dal secondo e dopo cinque dal terzo; resisteva solo Porthos, anche se le speranze erano ridotte al lumicino. Passati diciotto giorni il cane cominciò a bere e l’indomani ad alimentarsi, era guarito. Dopo tanti sacrifici e quattro milioni di spese, mia moglie pensava ancora che io regalassi il cucciolo, ma oramai non potevo più separarmi da lui. Ci furono mesi di diverbi continui, durante i quali Porthos(fig. 19) visse con me nello studio, che subì una devastazione in piena regola, dalle tende ai tappeti. Durante i fine settimana veniva a trovare i genitori, ma il lunedì di nuovo via, fino a quando Elvira, resasi conto di quando io ci tenessi al cane, acconsentì al suo definitivo ingresso in casa nostra. Furono anni di grande impegno: tre cani di quella razza fanno branco e sono difficili da gestire, soprattutto d’estate, quando per trasferirli ad Ischia era necessario fare tre trasporti in auto all’andata e tre al ritorno. Anche i nostri viaggi, fino allora frequenti, si interruppero, perché la mia costante presenza era necessaria. Ma le soddisfazioni, almeno per me furono altrettanto grandi. I tre cani erano temuti ed ammirati da tutti e con la sola presenza e qualche sporadica abbaiata facevano la guardia alla nostra villa, tenendo alla larga in egual misura malintenzionati e visitatori inopportuni. L’ansia, i momenti di solitudine, la tristezza venivano mitigati dalla presenza affettuosa di questi veri ed unici amici dell’uomo. Tutti possono tradirti, dalle donne ai figli, ma il cane sarà sempre al tuo fianco e la sua fedeltà aumenterà nel tempo a dismisura, senza che quasi tu te ne avveda, come un fiume che acquista potenza nei pressi di una cascata. Furono anni felici, ma il tempo degli animali scorre più velocemente di quello degli uomini e Lady, dopo aver imbiancato i peli del muso, si ammalò di piometra e fu necessario sottoporla ad un intervento chirurgico. Il decorso post operatorio fu difficile e necessitò un ricovero in una clinica veterinaria, dove giunse in condizioni disperate. Rimase degente per vari giorni, durante i quali non la lasciai sola un minuto, né di giorno, né di notte. Tra i medici che si alternavano al suo capezzale ve ne fu anche uno arabo, che riconobbe in essa la cagna miracolata dieci anni prima ed ancora ricordava la mia frase sul dio dei cani. Per quanto islamico aveva meditato più volte negli anni sulle mie parole e mi invitò anche questa volta ad invocare questa sconosciuta quanto potente divinità. Dopo una settimana Lady guarì e potemmo tornare a casa. I veterinari riconobbero che la guarigione era avvenuta grazie alla mia costante presenza: i cani malati quando si vedono abbandonati dai padroni in un ambiente estraneo si lasciano quasi sempre morire. Purtroppo dopo un anno, oltre all’incalzare dell’età, la vecchia infezione si ripresentò, questa volta in maniera subdola: ricominciò l’andirivieni quotidiano con la clinica, le fleboclisi, ma non ci fu niente da fare, mentre eravamo tutti a tavola, Lady, con un rantolo soffocato, ci lasciò per sempre. Il mio dolore fu immenso, versai lacrime in misura superiore a quando avevo perso i miei genitori ed il vuoto che si è creato è rimasto incolmabile a distanza di anni. Mi rimanevano gli altri due cani, che da quel giorno non fecero che litigare, costringendomi a tenerli separati. Athos da tempo zoppicava e non era più il capobranco vigoroso di una volta, Porthos ne approfittava attaccandolo spesso alle spalle, per rifarsi degli anni in cui era stato succube. A distanza di un anno e mezzo, mentre eravamo ad Ischia, in pochi giorni si aggravò e si spense dopo una notte di guaiti disperati. Ora riposa lì, lontano da Lady, con un ibiscus che gli fa compagnia. Rimasto solo Porthos, che era stato sempre di una vivacità devastante, divenne triste e melanconico. Passava gran parte della giornata al mio fianco, mentre lavoravo al computer e per ore gli carezzavo amorevolmente la testa. Non aveva alcun disturbo, per cui quando una mattina di un giorno che vorrei non fosse mai scoccato lo trovai disteso immobile vicino all’ingresso di casa, credevo dormisse beato. Invece la morte lo aveva ghermito nel sonno all’improvviso e se lo era portato via. L’unico conforto quello di riposare per sempre al fianco della mamma tra i fiori del mio giardino. Per tante notti sentendo l’abbaiare di un cane lontano mi svegliavo di soprassalto, sperando che fosse il mio. Non riesco ragionevolmente a credere che di questi miei amici sia rimasto solo il ricordo che porterò per sempre nel mio cuore, mentre i loro corpi hanno subito il triste destino di tutti i viventi: il disfacimento. Tra i credenti gli induisti si dimostrano meno orgogliosi dei cristiani, che nella loro smisurata superbia immaginano un mondo ultraterreno soltanto per gli uomini, mentre i loro fratelli orientali riconoscono, attraverso la reincarnazione, un percorso di purificazione per tutti i viventi senza esclusione alcuna, inclusi animali e piante. Si tratta senza dubbio di una visione più rassicurante dettata da un’antica saggezza e nello stesso tempo di sconvolgente attualità, come hanno confermato le moderne ricerche della chimica e della fisica. Mi piace immaginare che anche ai più fedeli amici dell’uomo sia concesso di vivere in eterno e non solo nella memoria dei loro padroni. Certamente Lady vivrà per sempre nel mio cuore, Athos, un vero amico, non sarà mai da me dimenticato, soprattutto ora che, scomparso Porthos, sono veramente solo”. Achille della Ragione
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