| La « Storia della libertà nell’isola d’Ischia » |
 |
 |
 |
| Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche | |||
| Scritto da Edoardo Malagoli | |||
| Domenica 07 Aprile 1991 19:26 | |||
|
La « Storia della libertà nell’isola d’Ischia » Il nuovo libro che Nino d’Ambra offre agli appassionati di storia patria, conferma quelle che sono le caratteristiche e gli interessi che guidano la sua instancabile fatica di studioso. In primo piano una accesa passione civile che si alimenta alle fonti migliori di un socialismo dal volto umano, schiettamente laico, scevro com’è da ambigue collusioni con ogni trascendenza religiosa; poi la predilezione accordata al periodo che segna la fine dei privilegi feudali e che con l’attuarsi della rivoluzione francese registra l’espandersi del sentimento della libertà. In effetti la richiesta di riforme liberali, tra il sette e l’ottocento, esce dal chiuso delle società segrete e trova adepti generosi in nuovi strati sociali, per cui l’indagine prende l’avvio dall’esigenza di soddisfare una costante curiosità, volta, come scrive l’autore, ad «individuare le radici da cui nacque negli Ischitani (o meglio in quei gruppi di minoranza ischitani) il gusto per la libertà».E’ il secolo dei Lumi, è la cultura militante dei “philosophes” che, operando nelle coscienze degli uomini migliori, si traduce in eventi che sconvolgono antichi assetti e fondano una nuova età storica. L’albero della libertà diviene simbolo e bandiera di una palingenesi e su quell’onda emotiva B. Constant scrisse il celebre saggio che mette a confronto la libertà degli antichi e dei moderni. Si può ben capire come anche Nino d’Ambra si senta coinvolto da un analogo entusiasmo e mosso a farsi storico della libertà nell’isola d’Ischia proprio partendo dal periodo di gestazione prerivoluzionaria, quando “il gusto della libertà” cominciò a riscaldare i petti delle elites ischitane. Il Settecento fu anche per l’isola il principio di una nuova sensibilità etico-politica, fondata su una nuova cultura capace di tradursi in un nuovo atteggiamento morale. Su questo punto essenziale del tema storico affrontato, il testo di d’Ambra registra pagine assai felici e perspicue in cui viene colto l’aspetto rivoluzionario insito nel diffondersi fra i giovani isolani di idee innovatrici. Che cosa è infatti una cultura viva. E’ accordo di mente e di cuore, armonia di pensiero e volontà, l’instaurarsi di una nuova religione che non rimane avvolta in un solitario misticismo ma sente di doversi espandere in tutte le manifestazioni della vita, anche quelle politiche, facendosi sollecitudine per la cosa pubblica, disposizione a lottare per libere istituzioni. Il lievito innovatore era dato dalle opere del Giannone, del Genovesi, del Vico oltrechè dalle idee che venivano dalla Francia e concorrevano a promuovere l’idea di una sostanziale unità della vita europea e ad operare per risvegliare le coscienze sonnacchiose dei popoli affinché potessero riscattarsi da antiche soggezioni e costruire quell’ordine nuovo che solo la libertà può realizzare. Anche Ischia ebbe i suoi homines novi, anche Ischia annoverò i suoi apostoli e i suoi martiri. A questo punto il libro di d’Ambra si fa commossa rievocazione della presenza operosa e del ruolo che anche gli ischitani fornirono al costituirsi di un nuovo sentimento del dovere civile e politico che superava le angustie municipalistiche perché già si apriva agli orizzonti più vasti di una formazione nazionale. Rifulge così di nuova luce la figura del foriano Filippo Di Lustro, che ebbe parte non secondaria nell’organizzare il movimento anti-borbonico preludio alla rivoluzione napoletana del ’99 e ricevono più precisi contorni storici quei movimenti patriottici del primo ‘800 che furono attivi anche a Ischia e a Procida e di cui il libro fornisce preziosi documenti. Non va dimenticato che sulle barricate del ’48 morirono due ischitani, Giuseppe Pezzillo e Aniello d’Ambra. Nino d’Ambra, che già aveva studiato il sorgere dei primi movimenti anarchici in Campania, richiama alla nostra memoria le figure di Luigi Patalano, socialista foriano fondatore del periodico << Pro Patria>> e soprattutto dell’avvocato Domenico d’Ambra di cui si può ben dire che dedicò tutte le sue energie alla diffusione della sua fede politica. Quali suoi eredi e continuatori durante il ventennio e poi nella resistenza sono ricordati Mario Onorato, Cristoforo Morgera, Rocco d’Ambra “figlio d’arte” dell’avv. Domenico e Francesco Regine che molti ischitani possono ricordare di persona, essendo mancato nel 1965. E qui, alla Resistenza ed all’avvento della Repubblica si arresta l’esposizione dello storico ma non la passione civile dell’uomo Nino d’Ambra, passione civile che gli ha dettato queste pagine, che sono una testimonianza d’ affetto per la storia della sua terra ed una sottesa esortazione a che «il gusto della libertà», che sempre accompagna l’umana elevazione, non vada tradito. (Edoardo Malagoli “Il Golfo” del 7 aprile 1991, pag. 17).
|
|||
| Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:14 |
